Milano un anno fa.
Milano (25/5/2015)
Milano sì, quella che “l'hanno cantata Dalla, Battiato, Jannacci”, Milano quella con “l’aeroporto di Malpensa fatto a mano, è l’aeroporto che piace all’aeroplano”, la Milano quella che “sei troppo bella per dirti addio, tu chiami e poi, noi tutti ubbidiamo, e tra chi nomina il tuo nome invano, ci sono anch’io, nel tuo veleno che respiriamo, ci sono anch’io! Milano, Milano”.. Una Milano in cui “anche qui può arrivare l’odore del mare a prendermi”… La Milano de “ohèèèèè che dü val, me te s’cepet l’uregia, ti i tò schivata e i bonghi”.. Quella Mílanó alla quale persino i Sigur Rós hanno dedicato una canzone.
Una Milano che quando ci sei, vuoi scappare ma, quando non ci sei, ci vuoi tornare.
Una Milano che: “Perché vai a Milano? Che vai a fare là? Pff, è solo uno spreco di soldi!”.
Eppure, Milàn l’è on Gran Milàn.
Milàn è la (mia) “mameta”. C’è chi si innamora di persone, chi si innamora di cose, chi è materialista e chi narcisista, io di Milano ne sono innamorata. Sì, perché la mameta non è roba da poco, è un posto più odiato che amato, dalle persone che ho incontrato, eppure mi riempie il cuore in una maniera ineguagliabile. Milano è qualcosa di grande, a Milano ci sono persone di qualsiasi nazionalità, a Milano non trovi un parcheggio neanche a pagarlo oro, a Milano tutto costa caro, a Milano non ci sono montagne né mare, eppure è Milano.
A Milano sono sempre tutti così di fretta, pronti a prendere il tram che passa sempre in meno di dieci minuti ed è sempre colmo di persone che scendono e salgono soprattutto nelle fermate principali, dalle sette di mattina alle undici di sera.
Ma a me quel luogo, ogni volta che lo vedo, dà una carica immensa. Ho incontrato persone provenienti da qualsiasi buco del mondo, dall’Argentina a Taiwan, da Madrid a Napoli, dall’America alla Germania ed ogni volta scopro qualcosa di nuovo; ogni volta torno a casa con idee nuove e con uno stimolo sempre diverso verso la ricerca di cose nuove ed il voler perseguire nuovi obiettivi.
Cerco di scappare da casa e raggiungere Milano ogni due/tre mesi, ed è bene così, che io sia una turista, per apprezzare ciò che mi sa dare ed ogni volta mi trasmette qualcosa di diverso; sebbene l’imponente Duomo sia sempre lo stesso, non si muova di una virgola, appena esco dalla metro.. Mi stupisco come se lo vedessi per la prima volta.
Aspetto di arrivare in Duomo per girare l’angolo della Rinascente per andare da Luini e, come se fossi una bimba, mi dirigo in fretta e furia senza guardare nessuno verso il bancone dei panzarotti al forno con tanto di mozzarella filante che CIAOPROPRIO.
Quatta, quatta, adoro andare al Mc Donald’s (cioccolati italiani is bettarh!11!) ed imbottirmi di gelati variegati al cioccolato come se non ci fosse un domani.
Con tanto di scarpe da ginnastica amo percorrere le strade super inquinate ed arrivare a piedi fino ai Navigli, che sia di giorno o di sera, sempre splendidi sono, nonostante l’acqua più verde/marrone che altro. Mi piace andare verso il Sempione, nonostante i vù comprà che vogliono rifilarti un qualsiasi misero oggettino (solitamente i braccialetti) spacciandolo per un regalo. Odio gli indiani che, in Piazza Duomo, ti vengono incontro per darti il mais da dare ai piccioni per fare una foto con loro (ma NO GRAZIE! Odio i piccioni).
Una Milano fatta di arconi abnormi che partono da Galleria Vittorio Emanuele ed arrivano fino a San Babila, una Milano che, fondamentalmente, si contraddistingue per la sua architettura imponente, a quadratoni, in ogni angolo della città, anche nelle zone limitrofe.
Una metropoli in cui ci sono i grandi signori come i piccoli signori che dormono con un cartone per terra, a partire da Centrale fino a Chinatown.
La Milano di Porta Venezia e di Via Montenapoleone. La Milano dell’Expo e quella che appena usciti dalla stazione, giri a sinistra, e ti trovi palazzoni monumentali tutti vetrati che fanno un baffo a Times Square!
Eh già, un luogo multietnico, super caotico, annebbiato di inquinamento, col cielo grigio sopra ai tetti e con il tempo contato.
Ed io, ti amo così tanto, “Milano, Milano”.